Di Dario Bentivegna
London Fashion Week Men’s AW17
Con un format rinnovato ecco il meglio delle sfilate AW 17 di Londra.
L’immagine di una commossa Vivienne Westwood quella che meglio caratterizza l’edizione AW17 delle sfilate moda uomo a Londra. Attesissimo il ritorno del brand sulle passerelle londinesi, dopo anni di permanenza a Milano, anche a seguito dell’unificazione della Red Label sotto il marchio principale. E così la Westwood ha fatto sfilare una collezione unificata uomo/donna, con un messaggio politico e sociale più forte che mai: la Green Economy salverà il pianeta ed essa applicata alla moda si traduce nella filosofia “Compra Meno, Scegli Bene, Fai Durare le Cose”.
Una collezione unisex, in cui lui e lei si scambiano i vestiti, uniti dall’obiettivo di ridurre lo sfruttamento delle risorse naturali del pianeta e consapevoli che la corone che l’essere umano indossa è di carta, un’illusione. Un ritorno londinese di successo e alle grintose radici punk che da sempre caratterizzano la Westwood e le sue collezioni.
Altra sfilata attesissima è stata quella di Craig Green, adorato da stampa, buyer e clienti, la cui vincita ai Fashion Awards 2016 nella categoria British Menswear Designer lo scorso dicembre si va ad aggiungere al premio BFC/GQ Menswear Design Fund della scorsa stagione. Marinai in balia degli elementi, avvolti e protetti da look dai colori neutri, blu scuro e grigio e dalla silhouette che varia dal slim al tipico outfit “alla Green”, trapuntato ed oversize.
J.W. Anderson ci sorprende invece con una collezione dove la maglieria in formato maxi la fa da padrona: maxi-cardigan e maxi maglioni, maxi sciarpe e quadrati multicolor in crochet, come quelli delle nonne di una volta, che vanno non solo a decorare i look, ma anche a creare un corto-circuito con il presente, assumendo il familiare aspetto delle app, sui nostri telefoni.
A queste due collezioni poetiche e malinconiche contrapponiamo quelle grintose di Astrid Andersen e KTZ. La Andesren eleva i capi per cui è conosciuta, felpe con cappucci, tute, abbigliamento tecnico e sportivo con materiali e stampe opulente e ricercate – dal velluto alle piume, dalla stampa animalier al pizzo – facendo un altro bel passo avanti nel creare e sviluppare uno stile tutto suo, a passo con i tempi e con quello che le nuove generazioni vogliono indossare.
KTZ spinge al massimo l’uso di lacci bianchi o neri a contrasto con la palette degli outfit neri e verde oliva dall’ispirazione militare, grunge e gotica.
Una menzione speciale va fatta per la presentazione di Edward Crutchley che con maestria non solo lega tra loro riferimenti lontani tra loro – l’hanbok coreano, il simbolismo del ritratto di Elisabetta I, in colori dei quadri di Bruegel – ma si fa artigiano usando materiali e processi estremamente raffinati come l’uso di jaquard di seta, stampe floreali su seta, cashmere ultra fine, creando un guardaroba contemporaneo fatto di bomber, capi sartoriali minimal e maglieria adatta ad ogni stagione.
L’edizione di questa stagione ha visto dei cambiamenti importanti per Londra, a partire dal nuovo nome – London Fashion Week Men’s – e sopratutto i due poli principali dove avvengono le sfilate; la sede ufficiale del BFC, gli Store Studios, sullo Strand, con spazi dedicati alle sfilate, le presentazioni, i Designer Showroms e il Topman Show Space, alle spalle del grande magazzino Selfridges. 51 tra sfilate e presentazioni, equamente suddivise – 28 e 23 rispettivamente – hanno mostrato ancora una volta come, nonostante i cambiamenti e le difficolta’ finanziari-economiche globali, Londra riesca sempre a riorganizzarsi e andare avanti